venerdì 12 febbraio 2010

WRITERS / EST MODUS IN REBUS



WRITERS / EST MODUS IN REBUS

Vi sono momenti e modi, fortunatamente rarissimi, in cui l'arte, foss'anche la più eccelsa e sublime di questo mondo, potrebbe tuttavia correre il rischio di non risultare apprezzabile e gradita, come in genere avviene. E risultare, invece, oltremodo insopportabile e affatto gratuita.

Ipotizziamo, a mo’ di esempio, uno Chopin redivivo che abitasse in un condominio e che di notte pretendesse di mettersi al pianoforte per eseguire qualcuna delle sue celebri sonate: per quanto magistrale, seducente e inebriante risultasse oggettivamente la sua esecuzione, quanti condomini, disturbati nel loro sonno e considerando senz'altro irrilevante il fatto di avere a che fare con un genio, non esiterebbero a invocare il silenzio e il rispetto dei propri diritti, se non a mandarlo dritto-dritto, per così dire, a quel paese?


E accadrebbe grosso modo la stessa cosa, a mio avviso, se, anziché Chopin, ipotizzassimo redivivo un Picasso il quale si comportasse alla stregua dei cosiddetti writers che nelle nostre città, com’è noto, sono soliti creare estemporaneamente le loro opere sulle facciate di ogni sorta di edificio sia pubblico che privato, a prescindere dalla monumentalità o meno di questo. Quanti di noi, ancorché estimatori dell'arte del grande genio spagnolo, non insorgerebbero, infatti, sollecitandolo a riserbare la sua opera, al massimo, per qualche anonimo e insignificante edificio, situato, possibilmente, in periferia e magari anche degradato?

Tutto ciò per dire che allorché, come spesso accade, viene criticato l'operato dei writers non è affatto in discussione l'artisticità dei loro graffiti, che ognuno, a seconda del proprio gusto estetico, è libero di vedervela o meno, bensì semplicemente la illegittima e arbitraria pretesa da parte loro di trasformare le facciate delle nostre case e degli edifici pubblici cittadini, non esclusi quelli di rilevante importanza architettonica e monumentale, in una eterogenea rassegna d'arte "en plein air", invariabilmente stridente con il contesto urbano e, soprattutto, non richiesta da chicchessia.

ENZO PEDROCCO

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