lunedì 25 aprile 2011

EMERGENZA "PANTEGANE"




UN INVITO A NOZZE PER I TOPI

LE IMMONDIZIE ABBANDONATE INCIVILMENTE NOTTETEMPO PER STRADA

Poco prima di concludere il suo mandato a Ca’ Farsetti Massimo Cacciari, al termine di una riunione in cui si decise di stanziare dei fondi straordinari al fine di potenziare la campagna anti-ratti - in aggiunta a quelli ordinari già stanziati in precedenza - con la franchezza che gli è propria affermò che, se la situazione relativa alla diffusa presenza di topi a Venezia stava diventando sempre più numerosa e preoccupante, era anche a causa dell'inciviltà di non pochi veneziani soliti ad abbandonare per strada i sacchetti della spazzatura approfittando del buio della notte, anziché attendere il ritiro di essi, al mattino, da parte degli addetti alla nettezza urbana.

Pur non avendo sempre condiviso le affermazioni di Cacciari nel corso degli anni in cui fu alla guida della città – ancorché ne rispettassi, ovviamente, la statura culturale e la fama - ricordo che in quell’occasione mi trovai, tuttavia, pienamente d’accordo con lui.

Ancora oggi, del resto, se i topi diventano ogni giorno più numerosi, diffondendosi largamente in tutta Venezia, non vi è alcun dubbio che ciò sia anche dovuto a tutta una serie di vantaggi a essi concessi dal comportamento di molti veneziani scarsamente attenti a non offrire, magari inconsapevolmente, occasioni di cui i topi possano approfittarne per svilupparsi ulteriormente.

E l'enorme quantità di sacchetti di spazzatura abbandonati incivilmente nottetempo un po' ovunque in città – che Cacciari, giustamente, stigmatizzava - è purtroppo una di queste occasioni, di cui un po’ tutti faremmo bene a rendercene conto al più presto, se non vogliamo ritrovarci prima o poi - considerata anche la sempre minore efficacia, se non inutilità, dei metodi per combatterli a nostra disposizione - letteralmente invasi dai topi, con la sola intima speranza, peraltro utopica, di un pifferaio magico redivivo.

ENZO PEDROCCO

mercoledì 20 aprile 2011

LA RISCOPERTA DELLA VOGA ALLA VALLESANA




Erano pochi, anzi, senza tema di esagerare, pochissimi fino a qualche tempo addietro i veneziani che sapessero vogare alla vallesana con la dovuta perizia. In genere si trattava di qualche anziano piuttosto avanti con gli anni e la cui infanzia e giovinezza si erano svolte, suo malgrado o per fortuna, in una Venezia precedente il boom economico e il conseguente avvento della motorizzazione di massa, in cui era giocoforza soprattutto per le categorie meno abbienti sapersela assolutamente cavare, sia per poter portare a casa la pagnotta che per svagarsi quel poco che era consentito, con le diverse tecniche della voga veneta.

Da alcuni anni a questa parte, tuttavia, le cose sembrano essere totalmente cambiate. Non solo infatti, rispetto un tempo, è divenuto assai più frequente, in laguna o nei canali del centro storico, imbattersi in provetti vogatori alla vallesana, ma, quel che maggiormente colpisce, è che essi siano, a differenza di un tempo, soprattutto giovani. E, non di rado, addirittura giovanissimi. Tutti appartenenti, per lo più, alle associazioni remiere del centro storico o della vicina terraferma.

E ciò, oltre a confortare almeno in parte tutti coloro che paventavano, fortunatamente a torto, che la nefasta passione per i moderni e velocissimi barchini a motore, assai diffusa tra i giovani e giovanissimi, fosse ormai destinata a farla definitivamente da padrona fra le passioni di questi ultimi, ci fa capire ancora una volta di quanto sia utile e meritorio, ai fini della trasmissione delle nostre più peculiari e belle tradizioni alle generazioni veneziane più giovani, l’operato delle società remiere.

Non sempre riconosciuto come, e quanto, sarebbe doveroso fare.

ENZO PEDROCCO


giovedì 14 aprile 2011

STAGIONE DI SEPPIE IN LAGUNA




Affollamento di imbarcazioni, vicino ai bacini di carenaggio dell’Arsenale e davanti all’entrata del Porto di San Nicolò, impegnate nella pesca alla seppia, che nella nostra laguna, com’è noto, si svolge due volte all’anno: nei periodi marzo-maggio e luglio-settembre.

E’ infatti in tali periodi che la seppia, proveniente dal Mare Adriatico, entra puntualmente ogni anno in massa nelle acque lagunari alla ricerca di fondali bassi dove riprodursi agevolmente e deporre le uova.


E ignorando che finirà spesso, invece, soltanto con l’arricchire la tavola dei suoi fortunati pescatori.


ENZO PEDROCCO