mercoledì 20 aprile 2011

LA RISCOPERTA DELLA VOGA ALLA VALLESANA




Erano pochi, anzi, senza tema di esagerare, pochissimi fino a qualche tempo addietro i veneziani che sapessero vogare alla vallesana con la dovuta perizia. In genere si trattava di qualche anziano piuttosto avanti con gli anni e la cui infanzia e giovinezza si erano svolte, suo malgrado o per fortuna, in una Venezia precedente il boom economico e il conseguente avvento della motorizzazione di massa, in cui era giocoforza soprattutto per le categorie meno abbienti sapersela assolutamente cavare, sia per poter portare a casa la pagnotta che per svagarsi quel poco che era consentito, con le diverse tecniche della voga veneta.

Da alcuni anni a questa parte, tuttavia, le cose sembrano essere totalmente cambiate. Non solo infatti, rispetto un tempo, è divenuto assai più frequente, in laguna o nei canali del centro storico, imbattersi in provetti vogatori alla vallesana, ma, quel che maggiormente colpisce, è che essi siano, a differenza di un tempo, soprattutto giovani. E, non di rado, addirittura giovanissimi. Tutti appartenenti, per lo più, alle associazioni remiere del centro storico o della vicina terraferma.

E ciò, oltre a confortare almeno in parte tutti coloro che paventavano, fortunatamente a torto, che la nefasta passione per i moderni e velocissimi barchini a motore, assai diffusa tra i giovani e giovanissimi, fosse ormai destinata a farla definitivamente da padrona fra le passioni di questi ultimi, ci fa capire ancora una volta di quanto sia utile e meritorio, ai fini della trasmissione delle nostre più peculiari e belle tradizioni alle generazioni veneziane più giovani, l’operato delle società remiere.

Non sempre riconosciuto come, e quanto, sarebbe doveroso fare.

ENZO PEDROCCO


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