lunedì 9 marzo 2009

VENEZIANI DIVISI SUL CARNEVALE



VENEZIANI DIVISI SUL CARNEVALE

E’ un fatto evidente e ormai assodato che la partecipazione dei veneziani al Carnevale – che nei primi anni del suo rilancio, come si ricorderà, era pressochè totale – vada riducendosi sempre più in questi ultimi anni a causa della massiccia presenza di turisti che vi partecipano e che, com’è noto, non tutti i veneziani gradiscono. Percependola, non solo come un’invasione oltremodo caotica e non di rado insostenibile per le fragili strutture urbane di Venezia, ma soprattutto come un’arbitraria intrusione da parte dei “foresti” nella loro più celebre festa, qual è appunto il Carnevale, che essi, in virtù del suo antico radicamento nelle tradizioni della città, tendono a considerare come una festa assolutamente propria ed esclusiva.

Di qui, anche durante la recente edizione del Carnevale appena conclusasi, la continua disaffezione e diserzione di non pochi veneziani, compresi taluni di essi che in passato si erano addirittura prodigati e distinti, nell’ambito del Carnevale, per la ideazione e organizzazione di eventi di successo. A detta dei quali, di fronte allo “schifo attuale, perpetrato da organizzatori incompetenti, che non ha più niente a che fare con il vero spirito del Carnevale” o alla “metamorfosi negativa subita dal Carnevale, a cui di veneziano e di popolare è rimasto ormai ben poco”, è senz’altro d’uopo non parteciparvi affatto. Oppure, al massimo, parteciparvi - come hanno fatto, del resto, alcuni di loro - ma al solo e unico scopo di tentare di riappropriarsi attivamente della “propria” festa e sensibilizzare, con il proprio esempio, quante più persone possibile, augurandosi che esse possano essere indotte in futuro a fare la stessa cosa.

Ma fra i veneziani c’è tuttavia, sia pure in minoranza, anche chi dissente da tutto ciò. E si chieda con preoccupazione se un siffatto modo di pensare – da ritenersi, oltretutto, anche uno zinzino xenofobo – a lungo andare non comporti a volte il rischio di vedere affatto vanificati i numerosi sforzi compiuti nel corso di questi ultimi anni, sia dall’Amministrazione comunale che da privati e associazioni varie, al fine di far scrollare di dosso al Carnevale veneziano un persistente e anacronistico provincialismo – tale da farlo assomigliare talvolta a una vera e propria sagra paesana - e di fargli assumere auspicabilmente la fisionomia di un Carnevale contraddistinto soprattutto dalla qualità migliore, aperto a tutti e degno di una città d’arte e cosmopolita qual è Venezia.

A chi dare ragione?

ENZO PEDROCCO

Nessun commento: