GIOVANI / UN SOGNO DI TROPPI
REALIZZABILE DA POCHISSIMI
Trasformare la propria passione in lavoro, che suppongo sia il sogno un po' di tutti, è una fortuna che si va facendo oggigiorno sempre più rara e riservata a pochissimi privilegiati.
Mentre i sogni nel cassetto, grazie all'istruzione scolastica obbligatoria e al relativo benessere conquistato da un numero sempre maggiore di persone, sono aumentati in modo esponenziale rispetto al passato, il mondo del lavoro per contro, ancorché ampliatosi e diversificatosi notevolmente rispetto a un tempo, non è tuttavia in grado di soddisfarne quantitativamente che una minima parte. Esigendo ben altro, per il resto, che le aspirazioni personali di chicchessia, per quanto nobili e legittime esse possano essere.
Mentre i sogni nel cassetto, grazie all'istruzione scolastica obbligatoria e al relativo benessere conquistato da un numero sempre maggiore di persone, sono aumentati in modo esponenziale rispetto al passato, il mondo del lavoro per contro, ancorché ampliatosi e diversificatosi notevolmente rispetto a un tempo, non è tuttavia in grado di soddisfarne quantitativamente che una minima parte. Esigendo ben altro, per il resto, che le aspirazioni personali di chicchessia, per quanto nobili e legittime esse possano essere.
E oltretutto, per limitarmi soltanto ad alcune delle passioni più frequenti tra i giovani d'oggi, come sarebbe oggettivamente possibile, infatti, trasformare la passione in un lavoro sicuro e adeguatamente remunerato della pletora di giovani che affollano le facoltà di scienze della comunicazione e che desiderano fare i giornalisti ed entrare in qualche giornale? In un mondo della carta stampata, per giunta, che è da tempo notoriamente saturo e in crisi, con conseguenti e ovvie difficoltà di trovarvi un posto qualsiasi, sia pure essendo disposti a lavorare quasi gratis.
E quanti film, spettacoli teatrali, trasmissioni televisive etc. occorrerebbe realizzare ogni anno, e con quali soldi, per consentire all'esercito di aspiranti attori e attrici, spesso senza la benché minima preparazione al riguardo, di coronare il loro sogno di entrare nell'agognato e mitizzato mondo dello spettacolo? Per non parlare poi delle moltitudini di giovani e belle ragazze la cui massima aspirazione è quella, com'è noto, di fare le veline: quante “Striscia la notizia” ci vorrebbero, infatti, per soddisfarle tutte?
E quanti film, spettacoli teatrali, trasmissioni televisive etc. occorrerebbe realizzare ogni anno, e con quali soldi, per consentire all'esercito di aspiranti attori e attrici, spesso senza la benché minima preparazione al riguardo, di coronare il loro sogno di entrare nell'agognato e mitizzato mondo dello spettacolo? Per non parlare poi delle moltitudini di giovani e belle ragazze la cui massima aspirazione è quella, com'è noto, di fare le veline: quante “Striscia la notizia” ci vorrebbero, infatti, per soddisfarle tutte?
Sarebbe perciò opportuno, a mio modesto avviso, che molti giovani riflettessero molto più di quanto essi non facciano prima di decidere quale strada intraprendere in ambito lavorativo. Mettendo possibilmente in conto, ancorché ob torto collo, l'eventualità che essa possa non essere affatto adatta a loro. E di dover necessariamente, di conseguenza, accantonare definitivamente le proprie aspirazioni, riserbandole magari al proprio diletto personale nel privato onde evitare non solo una sgradita e gravosa disoccupazione, ma quel ch' è peggio, qualora non lo facessero, il condannarsi da sè a una perenne insoddisfazione, rimanendo per tutta la vita prigionieri di un sogno.
ENZO PEDROCCO
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